COVID-19: Una Prospettiva Spirituale – parte 3

COVID-19: Una Prospettiva Spirituale 
parte 3
di Srila Bhakti Sudhir Gosvami Maharaj

In qualche modo, vedo un collegamento tra noi ed il poeta Auden. Sapete chi è Auden, giusto? Scrisse una cosa famosa chiamata “1947” (“L’età dell’ansia”, ndr). Comunque, scrive una frase, e non intendo dire che lui sia d’accordo con me – possiamo mettere sotto lo schermo una striscia con la scritta che dice “mi riservo il diritto di appropriarmi di qualsiasi cosa io abbia mai sentito dire a qualcuno per promuovere la Concezione di Krishna.” […] Egli disse: «Siamo composti da eros e da polvere!». Io pensai:«Sì, ma non è la polvere… lasciamo stare la parte della polvere, quella è la parte che può finire. La parte dell’eros è permanente, continuerà a vivere; ci deve essere un dominio dove tale aspetto può essere espresso e questo viene affrontato solo nella Concezione di Kṛṣṇa:

muktir hitvānyathā-rūpaṁsvarūpeṇa vyavasthitiḥ

Mettiamo un freno alla parte della polvere, la parte dell’eros è permanente ed ha un piano d’espressione nel dominio dell’amore divino per Kṛṣṇa.

Dunque, cosa stavo dicendo prima? Oh, torniamo alla prigione. Allora pensai… e avevo sentito che un devoto l’anno prima, per qualcosa che negli Stati Uniti sarebbe considerata un’infrazione minore, fu recluso per due anni. Così pensai:«Questa potrebbe essere una cosa simile, devo prenderla molto seriamente e devo prepararmi ad essere recluso per un tempo indeterminato. Solo in questo modo sarò in grado… se penso che tutto questo sarebbe finito il giorno dopo o tra una settimana, ciò non mi avrebbe fatto bene perché se poi così non fosse stato ne sarei devastato, psichicamente, emozionalmente». Quindi pensai:«Devo prepararmi per una reclusione indefinita, e quando lo avrò accettato, allora potrò andare avanti; dovrebbe essere nulla meno di questo».

Questo mondo è temporaneo
Come arrivare a quel punto? Capisco quello che devo fare, ma come arrivarci? Allora cantai (nel senso di salmodiare, ndr) il più possibile e poi mi ricordai di avere la Caitanya-caritāmṛta. Venne fuori che era la Sanātan-śikṣā, le istruzioni di Mahāprabhu a Sanātan Goswāmī che, forse ricorderete, comincia con Sanātan Goswāmī in prigione, e mentre è in prigione riceve una lettera da Rūpa Goswāmī. Leggevo con grande entusiasmo ed aspettative – lo avevo letto precedentemente ma ora mostrava nuova luce a me, per la sua rilevanza. Questo è il punto: Āchinoti yaḥ śāstrārtham (Vāyu-purāṇa). C’è così tanto nelle scritture, ma cos’è rilevante per noi nella nostra presente situazione e circostanza, quello è ciò che dobbiamo sapere. Quindi, c’è la lettera di Rūpa Goswāmī a Sanātan Goswāmī , dove dice citando uno śloka:

yadu-pateḥ kva gatā mathurā-purī
 raghu-pateḥ kva gatottara-kośalā
iti vicintya kuruṣva manaḥ sthiraṁ
 na sad idaṁ jagad ity avadhāraya
(CC Madhya 20.3)

È molto bello! L’unica persona a cui ho sentito citarlo è Srila Gurudeva, una volta. A quel tempo non lo imparai a memoria, lui lo conosceva e lo usava con tale bellezza. Ma Cosa dice qui? E qui è quando la calma… manaḥ sthiraṁ significa “padronanza mentale”, più che mentale. Ed è così perfetto nel contesto e significativo per i devoti, anche per gli aspiranti devoti.

Yadu-pateḥ kva gatā mathurā-purī,  ossia:«Dov’è il mathurā-purī  degli Yadu-patiḥ (ossia Kṛṣṇa)? C’era un tempo in cui il mondo di Kṛṣṇa era qui». Leggiamo sempre di Vṛndāvana, e diciamo:«Cinquemila anni fa». E lui dice:«Dov’è andata?».

Raghu-pateḥ kva gatottara-kośalā. Raghuvanshi, la dinastia di Rāmachandra e del suo regno, andato da un tempo ragguardevole, considerato mitologia. Svanito, scomparso da questo piano. Quindi, egli dice, se il Mondo di Kṛṣṇa si è ritirato da questo piano, i Raghu, quello di Rāmachandra si ritira da questo mondo, allora dice iti vicintya kuruṣva manaḥ sthiraṁ, stabilizza la tua mente realizzando cosa? Na sad idaṁ, “na sad” significa che non è reale, questo mondo non è reale, non è permanente, è temporaneo. Na sad idaṁ jagad ity avadhāraya, è qui solo per un po’ di tempo e poi svanisce, come dicono gli scienziati nei loro libri. Ma non lasciate che… diranno:«Oh, succederà tra un trilione di anni». Questo è ciò di cui parla Yudhiṣṭhira Maharaj a Yamarāj, dicendo che questo modo di pensare è sorprendente. Quando sai bene che tutti prima di te sono morti, tutti intorno muoino, ed ora ti viene sbattuto in faccia eppure pensiamo ancora che non ci riguarderà. Kim āścāryam ataḥ param, cosa potrebbe essere più sorprendente?

Ma, allora, se noi apprezziamo la lettera di Rūpa Goswāmī, allora capiamo che questo è il tempo in cui la filosofia mostra tutto il proprio valore. Pensiero profondo, immergersi profondamente nella realtà, oltre gli aspetti superficiali dell’esistenza temporanea.

Hare Krishna.

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Vivere nel mondo della nostra fede
E come dice Guru Mahārāja:«Vivi nel mondo della tua fede». Prima ne parlavo con Śrīla Madhusūdan Mahārāja: la nostra felicità risiede nel glorificare Hari-guru ed i Vaiṣṇavá. Recentemente è stata l’apparizione di Srivasa Thakura e quando erano nel kīrtan, a śrīvās-aṅgaṁ, ed è lì dove Mahāprabhu cantava hari haraye namah Krishna. Durante un kīrtan, uno dei suoi figli morì. Lui uscì dalla stanza chiedendo quale fosse il problema, e la moglie ed altri, mi sembra, dissero che suo figlio era morto, mentre tutti piangevano. Lui disse:«Può essere, ma non disturbate Mahāprabhu. Mahāprabhu è ora in una profonda emozione estatica. Non vogliamo disturbare le su divine emozioni». E si potrebbe pensare:«Oh, ma che insensibile Śrīvās!». No, egli ama… ma questa è la profondità della sua devozione: quello è reale e questo è temporaneo.

Ma poi, quando tutto questo giunge all’attenzione di Mahāprabhu, Lui chiede: «Śrīvās, perché non me lo hai detto?». Śrīvās disse:«non volevo disturbarti». Allora Mahāprabhu pensa una cosa tipo:«Posso mai lasciare una tale devoto? Mi ha “comprato” totalmente con questo tipo di amore ed affetto».

Nessuno muore veramente
Dal momento che questi sono passatempi divini – come dicono alla fine di un film: nessun animale è stato maltrattato nel fare questo film – così, nessuno muore veramente in questi passatempi divini, nessuna anima si è davvero spenta.

Leggiamo nella Bhagavad-gītā, capitolo II: na jayate mriyate va kadacin, ecc
Ma quel figlio che era in realtà, forse, il figlio di Chitraketu nel Bhāgavatam. Allora il figlio viene resuscitato da Mahāprabhu e comincia a fare un discorso filosofico a tutti. Si tratta di un bambino che parla ora, che era morto lasciando questo mondo, poi torna e parla, dicendo queste parole:«Questo mondo è temporaneo, non riponete la vostra fede qui e provare a vivere permanentemente in questo piano; per la volontà del Signore, sono venuto qui per un po’, per la Sua volontà me ne andrò ora per raggiungere un’altra situazione. Non piangete per me».

29876301130_e4381aaed7_c visual huntLa Vita scorre come l’acqua sulle foglie del loto
Bhakti Vichār Jājāvar Mahārāja è stata l’ultima persona a prendere sannyāsi da Śrīla Bhakti Siddhānta Saraswatī Ṭhākur, ma essendo un devoto dal cuore semplice e puro, ed umile in tutti i sensi – noi abbiamo avuto la fortuna di incontrare Sua Divina Grazia e di essere sommersi dalla sua visione vaiṣṇavá – e pensava:«Cosa succede se non ce la faccio?», quando il sannyāsi è offerto da Sarasvati Thakura — «Che succede se non riesco a mantenere i miei voti e la mia posizione?». Era preoccupato, impaurito. Guru Mahārāja, quando sentì che… Ed alcuni devoti dicevano:«Quello che pensi è giusto. Dillo a Prabhupāda che non sei qualificato».

Quando Guru Maharaj sentì questo, si recò da Śrīla Saraswatī Ṭhākur e spiegò la situazione, a proposito di questa esitazione. Penso il suo nome fosse Sarvānanda,
qualcosa del genere, Brahmachārī. Saraswatī Ṭhākur lo chiamò al suo fianco e disse:«Quando prendi sannyāsi, ti stai avvicinando ad abhaya-pada», ossia il “mondo senza paura”. Come bhajahū re mana śrī-nanda-nandana abhaya-caraṇāravinda re, kamala-dala-jala, jīvana talamala.

Lo vediamo sempre, perché abbiamo dei fiori di loto qui. Quando ho sentito questa canzone per la prima volta, molti anni fa, pensavo che dicesse “acqua sui petali del loto”, ma non dice così. Siccome c’è il fiore di loto – questa è un’altra storia. Molte cose sono state dette sul loto. Questa parla della foglia, la foglia verde sotto il fiore di loto; qui si possono vedere raggruppamenti di goccioline d’acqua che sembrano, in realtà, specchi se le si guarda da vicino. Puoi guardarle e poi, senza nessun preavviso, scorrono fuori dalla foglia. Non è che pensi:«Oh, sta per succedere!». No, succede e basta. Ed è questo ciò che dice: kamala-dala-jala, jīvana talamala, questa vita è come quell’acqua sulla foglia del fiore di loto, può terminare in qualsiasi momento.

Dunque, Saraswatī Ṭhākur disse a Jājāvar Mahārāja:«Questo è il mondo di cui dovresti avere paura, non del mondo spirituale, di andare in quella direzione. Non averne paura». Questo mondo, dove c’è un pericolo ad ogni passo – le miserie dovute ad ādhyātmica, ādhidaivica ed ādhibhautica, come questa situazione attuale ci ricorda – è inevitabile. Quindi se in qualche modo questo può essere usato come un catalizzatore o, come si dice, tipo “catturare”, ma è un’altra parola…
“spingere”… posso pensare… in termini di dare una spinta […] È un’altra la parola che cerco. Prachoditāḥ, Prachodayati… Sì, tutte queste cose. Non riesco a trovare la parola precisa, ma per darci una spintarella, spingerci nella direzione della coltivazione interna. Auto-riflessione, auto-analisi — è il momento buono
per riflettere sulle nostre vite — fino a questo punto, nel presente, e come andare avanti. Ma quello che è davanti a noi adesso è la cosa più importante.

A Guru Mahārāja piaceva citare una poesia:

Non fidarti del Futuro, benché lusinghiero!
Che il Passato seppellisca la sua opera!
Agisci, agisci nel Presente che vive!
Il cuore dentro, e Dio al di sopra!
(Henry Wadsworth Longfellow “Un salmo della vita”)

Costrizione, compulsione ad immergersi profondamente
nella Realtà.

Hare Krishna.


 


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Trascrizione tratta dal video https://youtu.be/ic8cMwkQ3No dal minuto 31:44

Foto di copertina + Foto 1 + Foto2: https://pixabay.com/

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