Lo standard assoluto di un sistema teistico

“Per capire il valore relativo di ogni particolare sistema teistico,
dobbiamo avere uno standard assoluto con cui esso possa essere misurato.”

Da una conferenza di Shrila Bhakti Sudhir Goswami Maharaj.
VedaLife Festival 2017, Kiev (Ucraina)

Stavo giusto facendo un’interessante conversazione con una signora che è venuta oggi al festival, ed ha a che fare con la divinità, su come la divinità è percepita in differenti Paesi, in differenti parti del mondo. Qualcuno potrebbe dire, come lei ha detto: «Oh, Krishna è un concetto indiano di divinità, noi ne abbiamo un’altra concezione qui in Ucraina o in Russia».

Gerarchia divina.
Potremmo dire: «Nella Cappella Sistina a Roma, hanno dipinto Dio in un modo particolare». Ma come ha detto l’ambasciatore dell’India ieri: «In India ci sono migliaia di dei e dee». Il famoso scrittore Mark Twain visitò l’India. Mark Twain era un umorista e disse: «Quando si tratta di religione, l’India è la sola milionaria». Ossia, ci sono tantissimi dei e dee, come si può riuscire a seguirli? Ma in realtà c’è una gerarchia. Proprio come in un Paese, in una città c’è il sindaco, quindi si può dire che localmente, nella città, il sindaco è il “supremo”. Poi a volte ci sono le province o gli stati con un governatore. Dunque qualcun’ altro potrebbe dire: «No! Il governatore è il “supremo”».
E poi c’è il presidente, il primo ministro, e qualcuno potrebbe dire: «No! Il presidente è il “supremo”». Quindi ognuno di noi ha una forma limitata di supremazia, relativa supremazia. Ma nella cultura teistica si vuole comprendere la Realtà Suprema o la Personalità Suprema.

mixture-g5080685a5_1280Stabilire uno standard assoluto.
Io viaggio per il mondo, sono americano ma sono venuto dalla Thailandia dove vivo da due anni. Venendo qui oggi ho visto dei cartelli con il cambio valuta, la grivnia, l’euro, il dollaro. E si può vedere che c’è un rapporto, quindi potremmo dire, per fare un esempio, tutte loro hanno un valore monetario; qualcuno potrebbe dire: «Non importa quale stai usando». Ma se ad un certo punto dobbiamo cambiarle, credi che siano tutte uguali? Che ti daranno una di queste per una di quelle? E allora scopriamo che non sono uguali, tante di queste equivalgono ad una di quelle. Ciò vuol dire che, benché siano sempre soldi, la loro valuta ha un valore monetario. Per capire il loro valore relativo ci deve essere uno standard assoluto a cui sono confrontate.

Intimità con il supremo.
Dunque, quando si tratta di un sistema teistico, c’è una tendenza delle persone, le persone avanzate, pensanti, evolute di pensare che è tutto uno, tutto uguale, sono solo nomi diversi per la stessa cosa. Non è del tutto vero. Ma per capire il valore relativo di ogni particolare sistema teistico, dobbiamo avere uno standard assoluto con cui esso possa essere misurato.

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Come avete visto qui, una delle mostre è chiamata “rasa”. Sappiamo, dalla prospettiva vedica, che lo standard assoluto per misurare tutti i sistemi teistici, in sanscrito è chiamato “rasa”. E “rasa” significa… significa tante cose, ma nell’interesse di questo discorso, significa intimità amorevole. Allora possiamo dire, come principio, per il livello che il sistema teistico permette, consente, promuove l’intimità amorevole con la Suprema Entità è giudicato essere superiore.

E ciò che intendo dicendo questo è che nella maggior parte dei sistemi religiosi, il concetto di Dio induce sentimenti di soggezione e venerazione. E questa è un’emozione o sentimento legittimo, ma implica una mancanza di intimità.

Rimanendo nell’esempio del presidente, se il presidente venisse tutti si alzerebbero in piedi con attenzione e darebbero una rispettosa accoglienza. Ciò sarebbe appropriato perché il cittadino medio non ha una relazione intima con il presidente. O dovremmo dire, si spera non ne abbia.

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Ma quando il presidente si muove è circondato dal suo entourage ed i membri del suo entourage può conoscerli di nome, se hanno moglie e figli, perché c’è vicinanza, un’intimità maggiore. E loro hanno il privilegio di vedere che egli ha degli amici d’infanzia o dai tempi della scuola. E benché egli sia il “supremo”, il supremo in questo contesto, loro hanno con lui una relazione amichevole, a volte scherzosa. A volte le loro battute possono sconfinare in insulti ma senza essere considerati offensivi, al contrario lui ne ride e gli danno gioia. Ed il motivo per cui è perfino più buffo è che lui è nella posizione di supremo ed in generale sarebbe un comportamento inappropriato. Ma per conto della vicinanza o dell’intimità, non solo è accettabile ma desiderabile e fonte di gioia. E quegli amici potrebbero conoscere sua madre, e sua madre, benché lui sia nella posizione suprema nel Paese, lo vede sempre come il proprio ragazzo, il proprio figlio. Lei potrebbe prenderlo per un orecchio e dirgli: «Stammi a sentire, signor presidente!». E lui: «Si mamma, va bene, va bene!». A causa del suo amore ed affetto per lui, il ruolo presidenziale passa in secondo piano. E poi la moglie ha una relazione perfino più intima.

Dunque, tornando al punto originario, la maggior parte delle concezioni religiose hanno un concetto remoto o distante dell’Essere Supremo. Ciò limita le possibilità dei sentimenti o delle emozioni alla soggezione ed alla reverenza. Perché questa dovrebbe essere la sola possibilità, il solo tipo di espressione d’amore?

Perfino una donna in questo mondo, per esempio, può essere una figlia, una sorella, un’amica, un’amante, una moglie, una madre. Ognuna di queste è una relazione d’amore. Ma l’amore di una sorella e l’amore coniugale sono due differenti tipi di amore. La stessa persona è in grado simultaneamente di contraccambiare varie relazioni d’amore.
Allora, se noi siamo capaci di ciò, perché dovremmo negare questa possibilità o prospettiva all’Essere Supremo dal quale noi evolviamo?


Il frutto maturo dell’albero dei Veda.
Dunque, ciò che vediamo nella Concezione di Krishna, a seconda del livello di crescita dell’ intimità amorevole, il maestoso aspetto divino si posiziona sullo sfondo. Allora, la piena portata della relazione d’amore è pienamente espressa solamente nella Concezione di Krishna e lo troviamo nella Bhagavad Gita e nella letteratura vedica. Ne abbiamo parlato prima: i Veda, i più antichi testi religiosi del mondo. Ed è interessante che siano paragonati all’ “albero dei desideri”, ossia forniscono tutte le indicazioni per soddisfare tutti i desideri. Allora si potrebbe pensare che non tutti i nostri desideri siano spirituali ma che si possa avere desideri materiali. Nei Veda si trovano le prescrizioni per questo. Dunque, sono libri spirituali molto interessanti, contengono anche la conoscenza materiale. Trattano dalla conoscenza materiale fino in ultimo alla conoscenza spirituale.

3775315677_c52dc26b03_bMa, immaginiamo l’albero, immaginiamoli come fossero un albero di mango, quando vediamo un albero di mango senza mango, pensiamo che questo albero può essere buono per l’ombra o come rifugio, possiamo tagliarne i rami ed usarli per fare il fuoco, possiamo farne mobili. Ma questo non è il vero scopo dell’albero di mango, lo scopo di un albero di mango è di produrre mango. É così che si realizza la possibilità o la prospettiva dell’albero.

Allora, l’albero della letteratura vedica con così tanti tipi di prescrizioni spirituali e materiali, è davvero alla fine quello di produrre i suoi frutti.

Nello Shrimad Bhagavatam, o Bhagavad Purana, c’è un verso sanscrito molto famoso che descrive il frutto dell’albero della letteratura vedica, che dice: «I passatempi di Krishna, la Concezione di Krishna è il frutto maturo dell’albero della letteratura vedica».
Ma per realizzare ciò, dobbiamo esercitare la prerogativa unica della vita umana, dell’esistenza umana. La cultura spirituale, la realizzazione spirituale è solo per la società umana. Parallelamente all’evoluzione darwiniana corre l’evoluzione soggettiva, cioè che l’anima evolve dalle più basse specie di vita alle più elevate specie di vita finché raggiunge la forma umana.


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