Ekadasi: lo scopo è aumentare la devozione
di Bhakti Sudhi Goswami
Con riferimento a Shrila Guru Maharaj: capire il principio. Allora dovremmo sempre ricordare il principio, qual è lo scopo di tutto questo. É di diventare liberi dalle reazioni peccaminose? Ad esempio: «Abbiamo fatto tante brutte cose, siamo persone cattive». Abbiamo molte reazioni peccaminose incombenti, allora digiuneremo in Ekadasi e con un battito di mani gli uccelli delle attività peccaminose voleranno via. Battiamo le mani difronte alle divinità ed osserveremo chaturmasya perché siamo proprio un manipolo di persone cattive e abbiamo fatto molte cose brutte e speriamo che se facciamo questa roba, in qualche modo saremo salvati.
É questa l’idea oppure è davvero solo tutta una questione di devozione?
Cantiamo la canzone “Suddha Bhakta” ogni Ekadasi: madhava-tithi, bhakti-janani…; questi differenti modi di tithi, qualsiasi giorno che abbia un particolare significato oppure ogni volta che ci sia un particolare significato in relazione a Krishna, se lo onoriamo allora abbiamo la speranza che, bhakti-janani, farà nascere della devozione. La devozione sarà sempre l’obiettivo. Questo voglio rammentarvelo fin dall’inizio. Allora l’osservanza di chaturmasya, ekadasi, ogni giorno particolare: l’obiettivo è accrescere la devozione, non c’è altro motivo.
Quindi noi osserviamo ciò che viene raccomandato, per quanto possibile, ma ci sono sempre delle eccezioni o esenzioni. Per esempio Shrila Sarasvati Thakur alla Purushottam Gaudiya Math a Puri: se certe cose crescevano nel giardino della divinità, ma arrivava il momento di digiunare in chaturmasya, non lasciava i devoti digiunare da quelle cose perché stavano crescendo nel giardino della divinità e questo, a suo parere, le dispensava.
Dunque, fino a che punto osserveremo certe cose, ciò può essere ponderato, ma il nostro interesse principale è accrescere le tendenze devozionali, questa è l’idea. Allora, di nuovo, sì ci sono indicazioni… perché dovrebbe essere fatto in questo modo, perché dovrebbe essere fatto in quell’altro modo.
Penso a Shrila Gurudev a San Pietroburgo, come ho menzionato prima in questa particolare conversazione, sappiamo che in India aveva sempre un calendario, il suo panjika, e lo consultava e vedeva i diversi momenti di buon auspicio della giornata: a che ora si può dare il diksha, a che ora è sconsigliato viaggiare, molte molte cose. Ma quando andavamo in Russia, non portava il suo libro con sé; un motivo è perché i calcoli non sono gli stessi, ma non c’è un altro libro con i calcoli giusti ed egli disse, in modo chiaro, in Russia: «Vidya Marga è per l’India, ora siamo nel mondo occidentale, in Russia…». Non avrebbe forzato tutte quelle cose.
Quindi, quando a Navadwip Dham, Vrindavan, altri posti sacri dell’India dove i devoti di riferimento hanno molta conoscenza su ciò che è permesso, ciò che non è permesso, allora automaticamente seguiamo quelle cose. Ma per noi provare a dare molta attenzione o enfasi a quelle cose, al di fuori di quel tipo di contesto, potrebbe non produrre la sostanza desiderata.
[altra voce: ma i devoti qui vogliono aumentare la loro devozione…]
Questa è la loro aspirazione, è un’aspirazione, non vuol dire che io faccio questo e ottengo questo come risultato. Qualcuno, facendo una domanda simile, disse a Guru maharaj: «So che se in Kartik, il mese di Radharani, che è l’ultimo mese, se osservato allora si otterrà lo stesso beneficio di aver osservato tutto». Guru Maharaj, di nuovo, ha respinto questo modo di pensare in quanto difettoso alla base. Allora, di nuovo, ciò che ci interessa è accrescere la tendenza devozionale, dunque se ha una connessione con questo, [citazione in sanskrito], allora lo accettiamo. Ma se alla base c’è qualche altra idea oppure se seguendolo risveglia altre tendenze dentro di noi, allora lo tratteremo con cautela.
Ciò che voglio dire è che se è in relazione a questo o ad altre cose, dovremmo evitare la tendenza a pensare che seguendo una qualche particolare procedura, un tipo di attività procedurale, allora otterremo per questo qualcosa di spirituale. Ma se noi diciamo, come oggi che è Ekadasi, ci dicono: «Oh, le tue attività devozionali possono aumentare in quel giorno». Magari leggere un po’ di più, cantare un po’ di più, fare volontariamente qualche servizio particolare, extra. Ma con la speranza che possa risvegliare le tendenze devozionali, non un empirico A+B=C, o causa ed effetto, faccio questo ed ottengo quello, [citazione in sanskrito]. Non può essere calcolato in questo modo, calcolare la ricompensa in base all’osservanza.
Ma se qualcosa che speriamo possa risvegliare ed accrescere le tendenze devozionali in noi, darci di più, sacrificarci di più, allora lo accogliamo.
Allora, al di fuori dell’India non pressiamo i devoti sull’osservanza di dettagli particolari e Gurudev, riguardo ad Ekadasi, permettendo che nella math… diede tre esempi diversi di stili di osservanza: sé stesso, Aranya Maharaj e Haricharan prabhu. La approcciano in modi diversi.
Dunque ho detto, il principio guida è di non impegnarsi in nessun particolare tipo di osservanza in un modo tale che impedisca il servizio, questo è il principio guida. La mia osservanza non mi impedirà di fare servizio perché sarebbe la più grande ironia che, essendo il vero obiettivo provare a raggiungere e accrescere la dedizione, tale osservanza ci renda incapaci di fare servizio, non può essere giusto. Dunque, per concludere, non molta enfasi vi viene posta.
Nel quotidiano, facciamo particolari attività devozionali: ascoltare, cantare, ecc. E’ ciò che facciamo ogni giorno, poi vengono questi giorni e possiamo aumentarle, se possibile. Ma di nuovo, non con la nozione di causa ed effetto, per cui seguirò una procedura particolare, seguirò una formula particolare ed otterrò un risultato particolare: ciò dipende da Krishna. Non si può forzare Krishna a rispondere in qualche modo particolare.
Fonte: https://youtu.be/-ydfm8bm0b8
Foto: Infiniti Media