COVID-19: Una Prospettiva Spirituale
parte 2
di Srila Bhakti Sudhir Gosvami Maharaj
“No, ma quelli di Google dicono che si potrà scaricare tutta la conoscenza in un robot, poi il machine learning scoprirà come poter generare copie di noi stessi e poi scaricarle e fare un back-up, scaricare te stesso dentro un robot fatto di diamanti e potremo vivere per sempre”.
Tutti devono – ecco perché Guru Maharaj lo dice – confrontarsi con… non siate codardi e non scappate da questo: voi dovete confrontarvi con la morte, è inevitabile, per ogni cosa qui. Anche se diventate uno di quei robot fatti di diamante, che può, per così dire, vivere per sempre, anche voi comunque avrete una fine, alla fine di trilioni e trilioni di anni o qualsiasi sia la cifra. Ci mettiamo trecento undici trilioni con Brahmā. Anche se starai galleggiando con Mārkaṇḍeya Ṛṣi su una foglia di baniano, di cui non vedo una descrizione nel Bhāgavatam – non c’è posto per due sulla foglia di baniano. Prima o poi dovrete confrontarvi con questo inevitabile problema.
Dunque, è questo che Yudhiṣṭhira dice: benché tutti intorno a noi e tutti prima di noi siano morti, intorno a noi tutti stanno morendo, come adesso. Questo è inevitabile, non si può nascondere la testa sotto la sabbia, è ovunque.
La notizia
Qualche mese fa, si diceva che mentre questa faceva parte delle notizie in Occidente, in Cina, dicevano:«Non solo è una grande notizia, è l’unica notizia!». Guardando alle notizie attuali, è l’unica notizia, insieme alle conseguenze economiche di questo evento. È la notizia. Questo è l’argomento. Questa è la notizia. La notizia è: in ogni momento, ognuno di noi, potrebbe andare, potrebbe lasciare questo piano. Allora, qual è lo scopo della vita?
Stiamo pensando a cosa dice sia stupefacente:«Ancora qualcuno continua a sperare, ne rimarremo fuori, non sarò io. Non sarò in quei numeri. Non sarò in quelle statistiche, in qualche modo la scamperò». Allora, a quale scopo? Accarezzare aspirazioni convenzionali per l’imperativo biologico di riprodursi? Non siamo dei panda. Si capisce perché questo sia un grande programma per loro. Se siamo qualcosa di più dei panda, allora qual è lo scopo?
Un’infanzia felice, ma…
Quando stavamo lasciando Londra con Srila Gurudeva, lui disse – i suoi servitori stavano preparando i bagagli per il volo –, Gurudev si girò verso di me e disse: «Mahārāja, non puoi immaginare quanto era felice la mia vita al villaggio». Ed io pensai che fosse davvero insolito. In genere, le persone che entrano in contatto con la Coscienza di Kṛṣṇa, ti direbbero quanto miserabili fossero diventati e che ciò li condusse a prendere rifugio nel Movimento per la Coscienza di Kṛṣṇa. Ma Srila Govinda Maharaj diceva: «Oh, ero così felice! Volevo bene a tutti e tutti volevano bene a me. Tutte le persone, gli uccelli, gli animali, gli alberi e persino i portatori di rickshow». C’era una sorta di gradualità. Non so se è nel Padma Purana o no.
Poi i rappresentanti di Guru Maharaj, dalla Chaitanya Saraswati Math, andarono a predicare nel suo villaggio, ed il predicatore principale disse:«Tuo padre morirà, tua madre morirà, tutto questo mondo svanirà. Poi cosa farai? Tuo padre è niente. Tua madre è niente. Questo mondo è niente, tutto svanirà. E poi?». E Gurudeva disse che costui venne a parlare di queste cose senza senso! La madre è niente, il padre è niente, il mondo è niente, tutto svanirà. Ma Gurudeva disse che ciò colpì delle corde empatiche nel suo cuore, che non poteva negarne la verità, la validità.
Come affrontare l’isolamento
Eppure – l’altra cosa che volevo dire – era che ci dicevano che durante questo periodo, la cosa più sicura da fare è l’auto-isolamento, andare in isolamento. Per alcuni è molto difficile da fare, per alcuni meno, ma questo è il consiglio: interrompere tutte le interazioni sociali. Come argomento a margine, è interessante notare che a causa della temporanea sospensione dello sviluppo economico e di ogni cosa ad esso correlata, i cieli sono tornai blu, l’acqua è pulita a Venezia, a causa dell’assenza di turisti e attività nelle fabbriche. Quindi, prima che tutto torni a funzionare come al solito, qualche correzione andrebbe fatta. Guardiamo quel cielo blu e pensiamo se c’è qualche correzione che si possa fare, guardiamo quell’acqua pulita. Questo è un argomento a margine, ma che ha a che fare con il tema dell’isolamento.
Raccontavo che una volta, quando vivevo in Europa, c’erano delle irregolarità nella mia patente di guida internazionale – stavo viaggiando dall’Austria alla Germania – e conoscete la precisione tedesca, così le notarono. Ed in qualche modo – vi sto dando la versione condensata – fui incarcerato. Per chi non lo sapesse, “incarcerato” sarebbe che mi sbatterono in prigione, in isolamento, immediatamente. Fui portato da un giudice e, attraverso un interprete tedesco, la signora mi disse con un sorriso sul volto: «Questa questione dovrebbe risolversi in tre settimane. Entschuldigen Sie bitte». […] Allora me ne andai nella mia cella, indossando pantaloni di lana e un cappotto di lana, e chiesi di poter avere due cose: il mio japa-mālā ed un volume della
Caitanya-caritāmṛta, ed essi acconsentirono. Allora, mi trovavo nella cella, meditando e pensando che dovevo mantenere un contegno. Se permetto a questo confinamento di… se perdo il mio contegno durante il confinamento, perderò la testa e sarò tormentato mentalmente e fisicamente.
Quindi, cominciai un dialogo con me stesso, ed è andata più o meno così, dicevo: tutta la vita sei stanza di queste dimensioni, ora sei in una stanza di queste dimensioni, tutta la vita sei in una stanza di queste dimensioni. Allora, non esserne disturbato, è solo una collocazione diversa, ma passi tutta la tua vita in una stanzetta così. Ma poi la controparte nel dialogo diceva che c’è una differenza – a quel tempo vivevo a Vienna – è vero, questa stanza e la stanza a Vienna hanno una dimensione simile, ma la differenza è che tu hai deciso di essere in quella stanza a Vienna mentre non hai scelto di stare in questa stanza. Allora, la differenza tra queste due stanze è la libertà. La difficoltà non sta nella stanza in sé. Ti hanno tolto la libertà, non hai scelta. Nella stanza a Vienna puoi decidere di non starci, uscire per fare una passeggiata o qualsiasi cosa serva. In questa stanza, non puoi decidere di non starci, non puoi fare altro che starci. Allora pensai che questo fosse un problema. Pensavo, la libertà, è la mia libertà, non la dimensione della stanza, è che ho perso la mia libertà, la mia possibilità di scegliere.
Sappiamo che è davvero innato nel jīva, non si può rimuovere il libero arbitrio. Nel Jaiva Dharma, ad un certo punto, viene fuori che:«Se è attraverso lo scorretto utilizzo del liberto arbitrio delle jīva che siamo portati a soffrire, togli il libero arbitrio! Fai che possano solo essere felici, felici, felici tutto per tutto il tempo, tempo, tempo». Ma Bhaktivinoda dice di no, bisogna capire che è così innato che se tu rimuovi il libero arbitrio dal jīva , il jīva non esiste più.
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Trascrizione tratta dal video https://youtu.be/ic8cMwkQ3No dal minuto 31:44
Foto Copertina + Foto 1: pixabay.com
Foto 2: immagine privata