L’idea di un gruppo cristiano in America era che se uno possiede molte cose materiali, ciò è perché Dio sta favorendo quella persona. Dio deve essere molto compiaciuto di loro e gli sta dando molto. Ma questo è lo Śrīmad-Bhāgavatam, il libro dove immergersi in profondità. No! Se Egli intende favorirti, ti porterà via tutto. Come Śrīla Sarasvatī Ṭhākura che implora i pellegrini del parikrama mentre lasciano il festival annuale, e in quei momenti si dovrebbero dire piacevoli parole di commiato: «Non imbrogliatemi! Siete venuti in contatto con me per la connessione con Kṛṣṇa.
Sarva-dharmān parityajya
mām ekaṁ śaraṇaṁ vraja.
(BG 18.66)
Kṛṣṇa è una persona esigente. Abbandona tutto ed arrenditi a Me.
Quando un predicatore giunse al villaggio di Śrīla Gurudeva, disse: «Tua madre è niente, tuo padre è niente, questo mondo è niente e tu dovrai lasciare tutto. Meglio che tu lo faccia ora. Dedica te stesso ai piedi di loto di Guru e Gaurāṅga».
Śrīla Sarasvatī Ṭhākura dice: «Siete venuti da me per una connessione con Kṛṣṇa, è così che ci conosciamo». Se la tua casa va a fuoco, lasciala bruciare perché è quella casa e tutto ciò che contiene che ti vincola. Lascia che si riduca in cenere e resta qui e dedica te stesso. Goptṛtve varaṇaṁ tathā, Kṛṣṇa si prenderà cura di te. Si prende cura di tutti. Śrīla Prabhupāda era solito dire: «Gli elefanti trovano il loro cibo, le formiche trovano il loro cibo, …».
Un uomo una volta disse: «Se tutti prendessero il kṛṣṇa-nāma, allora gli aeroplani cadrebbero dal cielo». Se ci arrendiamo a Kṛṣṇa, ci preoccupiamo se Kṛṣṇa si prenderà cura o meno di noi.
La Prapanna-Jivanamrta, il libro delle preghiere.
Per quanto riguarda la preghiera, siamo fortunati che Śrīla Guru Mahārāj abbia compilato un libro su come pregare. Si chiama Prapanna Jivanamrtam, dove, per i sei modi dell’arresa, egli ha ricercato in tutte le scritture e selezionato quelle preghiere. Preghiere dai devoti, preghiere da Mahāprabhu, preghiere dal Signore, formule dal Signore, e tutto fa riferimento a śaraṇāgati, come diventare un’anima arresa.
All’inizio vediamo come Śrīla Prabhupāda spieghi il mahā-mantra Hare-Kṛṣṇa. Dice che Hare è un vocativo, è un’invocazione. Non è per qualcosa, una richiesta di qualcosa. Prabhupāda dice che è una preghiera per essere impegnato nel sevā. Ma vediamo nella Prapanna-Jivanamrta, tutti gli sloka che vi sono raccolti, dove i devoti pregano il Signore o i suoi devoti, in vari modi. Ma con un fine in mente, divenire śaraṇāgata, un’anima arresa. Dunque menzionano molte diverse circostanze. La vita presenta molte diverse circostanze. Abbiamo molte cattive, indesiderabili tendenze acquisite. Se pregano per ricevere sollievo dai desideri materiali, è così che possono dedicare loro stessi al servizio.
Il discepolo di Śrīla Sarasvatī Ṭhākura, che era il suo personale servitore, disse: «Io leggo la Prapanna jivanamrta ogni giorno dell mia vita». Mahāprabhu nel suo Śikṣāṣṭakam dice: ayi nanda-tanūja kiṅkaraṁ. Nanda-tanūja, ossia Kṛṣṇa, il figlio di Nanda Mahārāja.
Benchè io sia il tuo eterno servitore, per un motivo o per l’altro sono caduto nell’oceano della dimenticanza di ciò, e per conto di questo sto soffrendo. Ma tu sei molto misericordioso, kṛpayā tava pāda-paṅkaja. Dunque, se mi concederai misericordiosamente una minuscola presenza nella polvere dei tuoi santi piedi di loto, ciò sarà per me un bene. Allora Guru Mahārāj disse che questa preghiera si recita nella nostra posizione attuale: annegando nell’oceano dell’ignoranza. Il tipo di preghiera che è appropriato è diverso dal tipo di preghiera che viene espressa, una volta che quella preghiera è stata esaudita.
I canti per i non liberati
I canti che cantiamo di Bhaktivinoda Ṭhākura, Narottama dāsa Ṭhākura sono soprattutto preghiere che possono essere recitate dai non liberati.
Jogyatā-vicāre, kichu nāhi pāi, tomāra karuṇā-sāra.
Non ho buone qualità, non c’è nulla che valga la pensa salvare in me. Ma se mi concederai della misericordia, allora posso avere qualche speranza e prospettiva.
Perlopiù i canti giornalieri sono cantati da chi è nella posizione del non liberato.
Dunque qui Mahāprabhu dice: «Benché io sia il tuo eterno servitore, sto affogando in un oceano di fraintendimenti. Allora la mia preghiera è, per favore, salvami e concedimi una minuscola presenza come servitore sotto la guida dei tuoi eterni servitori».
In emona durmati (canto di Bhaktivinoda Ṭhākura, ndt) si dice: questa mia mente malefica mi ha rapito e mi tiene in ostaggio in questo ambiente mondano. Ma il tuo devoto è giunto con grandi notizie: Mahāprabhu e Nityānanda Prabhu sono discesi a Nabadvīp per salvare le anime come me.
Srila Bhakti Sudhir Gosvami, 19 Aprile 2012